Speciale Sole 2017: Greco di Bianco
Al Nord c’è il greco novarese (sinonimo di erbaluce), al Centro il grechetto, al Sud svariati greco (non solo quello di Tufo, ma anche più giù, in Basilicata, Calabria, Puglia…): sono tante le uve italiane che nel loro nome richiamano la Grecia; per lo più si tratta, però, di vitigni fra loro diversi ed è quindi facile che si crei qualche confusione.
Per concentrarci sulla sola Calabria, autentico e ricchissimo serbatoio di varietà rare ed antiche (la cui identificazione è, peraltro, resa particolarmente ostica dagli innumerevoli casi di sinonimie e omonimie), il rischio di smarrirsi è davvero alto. Solo per il greco nero si contano almeno quattro casi di omonimia (di Cirò, di Sibari, di Verbicaro, di Scilla, senza contare che nel Lametino lo stesso nome è usato per il magliocco dolce), mentre, per quanto riguarda le uve a bacca bianca, la distinzione è questione di preposizione, poiché in terra calabra troviamo il greco bianco ed il greco “di” Bianco, vitigni che le moderne tecniche di analisi genetica hanno, invero, definitivamente identificato come due distinte varietà. Il primo, il greco bianco, è diffuso prevalentemente lungo la costa ionica, nel Cirotano, nella Locride e nel Bivongio, ed è la base del Cirò Bianco, uno dei vini bianchi calabresi più conosciuti. Il secondo, il greco di Bianco, è invece presente in un limitato areale nei territori intorno a Bianco e alla storica cittadina di Gerace; le indagini molecolari hanno consentito di appurarne l’identità con la malvasia delle Lipari (coltivata nel Messinese e sulle Eolie), con la malvasia di Sardegna (diffusa nell’area di Cagliari e Bosa) e, al di fuori dell’Italia, con le malvasie di Dubrovačka (Dalmazia), di Sitges e di Banyalbufar (Spagna) e con altre presenti a Madeira e nelle Canarie, confermando la sua ampia diffusione nel Mediterraneo centro-occidentale.
Tornando alla Calabria, l’aspetto forse più intrigante è che dal greco di Bianco (vitigno, quindi con l’iniziale minuscola) si ottiene il Greco di Bianco (vino, dunque con l’iniziale maiuscola), un passito prodotto in quantitativi davvero di nicchia nei soli comuni di Bianco e Casignana, in provincia di Reggio Calabria, la cui millenaria storia in qualche modo ci sprona a riannodare i fili con i miti e le mitologie che stanno alle radici – culturali e materiali – della nostra civiltà, della quale il vino rappresenta un significativo e fondamentale simbolo.